Progetto
di Orientamento alla Cittadinanza per i Bambini e le Bambine della Scuola dell’Infanzia
Premessa: per un
nuovo Umanesimo Nelle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo,
emanate con Nota 3645 del 1 marzo 2018, diviene sempre più esplicito e
ineludibile il riferimento alla formazione in chiave nazionale, europea e
mondiale delle future generazioni, di cui la scuola pubblica si fa garante.
Tale premura è già presente in nuce nei precedenti documenti
ministeriali, a partire dal 2007, che contemplano “un’unica comunità di destino
europea così come un’unica comunità di destino planetaria”, per affrontare i
problemi che “toccano l’umanità tutta intera” […] “Per educare a questa
cittadinanza unitaria e plurale a un tempo, una via privilegiata è proprio la
conoscenza e la trasmissione delle nostre tradizioni e memorie nazionali”
(2007).
Il progetto educativo così delineato, che permea trasversalmente
l’intero sistema di istruzione, risponde alle esigenze di formare cittadini
consapevoli e competenti che possano attivamente godere dell’esercizio di
una piena cittadinanza (2018).
Nella scuola dell’infanzia, primo segmento modulare
del curricolo verticale, la finalità della cittadinanza mira a “porre le
fondamenta di un comportamento eticamente orientato, rispettoso degli altri,
dell’ambiente e della natura" (2012) e si esplica peculiarmente nel campo
di esperienza Il sé e l’altro, che “rappresenta l’ambito elettivo in cui i
temi dei diritti e dei doveri, del funzionamento della vita sociale, della
cittadinanza e delle istituzioni trovano una prima “palestra” per essere
guardati e affrontati concretamente (2012).
Tuttavia, In questa prospettiva che guarda alla
competenza in termini di autonomia e responsabilità, l’esercizio della
cittadinanza attiva necessita di strumenti culturali e di sicure abilità e
competenze di base, cui concorrono tutte (2018) le attività esperienziali
riconducibili ai diversi campi curricolari.
La
scuola dell’attenzione e dell’intenzione (2012), come le indicazioni del 2012 definiscono la
scuola dell’infanzia, è quindi chiamata ad avviare un primo orientamento di
alfabetizzazione alla cultura attraverso la piena valorizzazione del territorio
di appartenenza, essendo anche e soprattutto la scuola della prossimità e della
concretezza concettuale, fondamenta imprescindibili del saper stare al mondo, sentendosi parte del mondo.
La fase progettuale: il
curricolo verticale
Il progetto si snoderà attraverso il curricolo
implicito che, predisponendo l’organizzazione di uscite e visite, permetterà ai
bambini la fruizione del territorio circostante nella sua declinazione
istituzionale, sociale, culturale, artistica e naturale; e quello esplicito che,
predisponendo specifiche attività esperienziali, permetterà ai bambini di
attingere al contenuto peculiare di ciascuna spedizione esplorativa all’uopo programmata.
Avviata
a partire dai tre anni di età, l’alfabetizzazione alla cultura mirerà al
raggiungimento dei seguenti macro-obiettivi:
3
anni) comincia ad orientarsi riconoscendo i riferimenti topologici che indicano
la prossimità dei luoghi frequentati e familiari;
4
anni) matura la consapevolezza dell’esistenza di strutture che caratterizzano
un ambiente territoriale e della loro funzione espressa nei termini della loro
possibile fruizione da parte dell’utenza;
5
anni) riconosce e denomina ciascun ambiente, luogo e struttura, anche in
contesti diversi e lontani dalla propria realtà, cogliendone e descrivendone le
caratteristiche specifiche dal punto di vista architettonico, sociale, civico e
culturale.
I
tre obiettivi fanno riferimento più al livello di sensibilizzazione mostrato dai
bambini rispetto all’ambiente in cui si muovono che alla loro età anagrafica.
Ecco perché sarà necessario avviare uno screening
al fine di valutare come, almeno in prima istanza, si possano formare piccoli
sottogruppi anche all’interno di una stessa sezione omogenea per età:
i
primi mesi di scuola, solitamente dedicati all’accoglienza, serviranno ad
imbastire una routine che preveda,
tra le altre attività, 5-10 minuti di interviste a partire dalla semplice
constatazione “sei arrivato/a a scuola” e procedendo con le domande “con chi?
Come? Cos’hai visto?”. Ovviamente l’insegnante guiderà la conversazione per
fare emergere gli elementi significativi di cui è alla ricerca: le risposte dei
bambini, infatti, costituiranno gli indicatori del livello di sensibilizzazione
e di cognizione sia di partenza che dopo un mese di routine; e costituiranno la documentazione su cui tracciare le
competenze acquisite e maturate tra il primo e l’ultimo livello (3/5), quando
il progetto di alfabetizzazione verrà di norma avviato nelle scuole, e sarà
esteso alle tre fasce d’età dell’utenza scolastica.
Stabilito
il livello e i relativi gruppi, si predispone un percorso di esplorazione e
conoscenza territoriale distribuito preferibilmente sull’anno scolastico e non
concentrato sull’ultimo periodo di frequenza, coincidente con la stagione
primaverile (anche i cambiamenti climatici e le caratteristiche stagionali
modificano, infatti, il nostro comportamento e le nostre abitudini). Questa
prima fase è particolarmente importante perché l’insegnante dovrà orientare la
scelta verso gli elementi più significativi del territorio, compatibilmente con
i livelli dei bambini e la disponibilità delle famiglie, dei funzionari
istituzionali e delle locali associazioni culturali. L’esperienza vissuta dai
bambini sarà rielaborata tanto in forma iconografica individuale quanto in
forma di conversazione collettiva, per mezzo della quale potrà essere
rilanciata l’esperienza, adattandola all’ambiente scolastico (esempio: siamo
andati a teatro/cinema e abbiamo assistito alla rappresentazione; per poter
accedere abbiamo fatto la fila, pagato il biglietto, individuato il posto a
sedere, se numerato, appreso e rispettato alcune regole essenziali-
organizziamo, quindi, la visione di un film in classe seguendo le stesse
modalità, o una mostra di disegni a cui inviteremo le famiglie; creiamo una
rappresentazione plastica tridimensionale dell’ambiente visitato, realizziamo
una mappa stradale, ecc.).
Per
educare ad una corretta educazione alla cittadinanza consapevole, l’incontro
con le istituzioni locali, oltre alla conoscenza fisica delle strutture e alla loro
ubicazione topologica, sarà parallelamente incentrato sulla conoscenza della
loro funzione all’interno della società.
Per
ciascun livello sono previste 2 uscite, per un totale minimo di 6 alla
conclusione del percorso progettuale.
Per
i bambini di livello 3 anni saranno previste 2 uscite: 1) visita alla piazza
centrale (in un paese solitamente coincide con l’ubicazione del municipio e/o
del monumento artistico principale); 2) visita alla biblioteca. L’esperienza
progettuale annuale si potrà concludere con la realizzazione di un mini libro,
illustrato con diverse tecniche manipolativo-pittoriche, che racconti e
documenti per immagini la prima fase di orientamento alla cultura.
Per
i bambini di livello 4 anni saranno previste 2 uscite: 1) visita alla chiesa,
come esempio di stile architettonico, artistico e culturale (la conoscenza di
un luogo di culto tradizionale può essere lo spunto per parlare di altri luoghi
di preghiera e modi di pregare in cui i bambini si riconoscono più da vicino); 2)
visita al teatro/cinema.
Per
i bambini di livello 5 anni saranno previste 2 uscite: 1) visita alla stazione
(con la possibilità di usare il treno come mezzo di locomozione); 2) visita al
parco (con possibilità di pranzare e fare delle attività didattiche all’aria
aperta, dal vivo). I bambini potranno realizzare un passaporto europeo della
cultura che verrà timbrato dal sindaco (o un pubblico funzionario) del
paese/città che riconosca e legittimi la loro curiosità esplorativa e
conoscitiva.
La
chiave sinergica di partecipazione e collaborazione responsabili: il curricolo orizzontale
Si
comprende bene come questo progetto coinvolga necessariamente tutti gli agenti
territoriali che direttamente e indirettamente si occupano di cultura locale.
Sarà quindi imprescindibile un dialogo partecipativo e collaborativo tra le
istituzioni che a vario titolo saranno coinvolte nel progetto. Ecco perché si
ribadisce l’importanza della fase progettuale, perché l’insegnante dovrà
cogliere per tempo le disponibilità esterne alla scuola con cui avviare una
collaborazione. Dovrà inoltre improntare un dialogo sempre aperto e basato
sulla reciproca fiducia con le famiglie di questi bambini, caratterizzate da
una multiculturalità non sempre facile da gestire, cercando di renderle partecipi
fin dalla fase iniziale del progetto, ovvero la routine. Confrontarsi con i
genitori accompagnatori, infatti, è utile:
- per
comprendere se il bambino lavora di memoria o immaginazione, anche verosimile,
quando risponde alle nostre domande sul percorso effettuato da casa a scuola;
- per
cominciare a coinvolgerli all’interno di uno spazio riflessivo che miri alla
definizione del proprio riconoscimento culturale, sia in prima persona che come
proiezione di speranze e desideri che riversano sui propri figli;
- per
programmare un luogo di incontro e di scambio in cui le idee di identità e
interculturalità siano veicolate da interrogativi quali “qual è la cultura in
cui mi riconosco?” Cosa prevedo o spero per mio/a figlio/a? Come tento di
mantenere viva la tradizione culturale di appartenenza? Cosa intendo per
integrazione e come cerco di integrarmi nel nuovo contesto?
Sarebbe
interessante monitorare la coincidenza o la disattesa delle aspettative che i
genitori proiettano sui propri figli, rispetto alle reali scelte di vita future
di questi ultimi, attraverso un’intervista incrociata, ma dislocata nel tempo
futuro: permetterebbe di far emergere e meglio comprendere quali frustrazioni
può comportare una eventuale cocente delusione -sia per i ragazzi che per i
loro genitori- e come questa si riversi sulla resistenza ad accettare la nuova
realtà, con la conseguente difficoltà a riconoscersi parte di essa. Una realtà,
quella ospitante, che spesso viene infatti considerata solo “di transito”,
strumentale, finalizzata al raggiungimento di uno status sociale o un modus
vivendi più accettabili, ma che finisce inevitabilmente per sconvolgere gli
equilibri che le famiglie immigrate (e viceversa le autoctone) tentano
faticosamente di mantenere.
L’alfabetizzazione
alla cultura della CITTADINANZA, in questi termini, potrebbe avere importanti risvolti poggiando
su un confronto di ampio respiro con
realtà diverse e parallele, attraverso l’attivazione in rete di un bacino in
cui far confluire i progetti e i loro frutti in divenire.
Il
presente documento è stato redatto dal gruppo di lavoro costituito in data 19
febbraio 2018: dott.ssa Agata Calise, dott.ssa Francesca Cardano, dott.ssa Michela De Luca